Gli ipogei
LE CAVITÀ ARTIFICIALI NELLA STORIA DI AGRIGENTO
La città di Agrigento, grazie alla sua millenaria storia, presenta un patrimonio sotterraneo di notevolissimo interesse, costituito da cavità artificiali che localmente sono conosciute come gli “Ipogei di Agrigento”: sono essenzialmente strutture cunicolari scavate dall’uomo, in periodi diversi, nella stessa roccia con la quale sono stati edificati i monumenti della città e buona parte del suo centro storico: cavità meandriformi, pozzi e grandi cameroni scavati nella calcarenite giallastra al di sotto dell’antico centro di Akragas e sotto lo splendido paesaggio della Valle.
Le fonti storiche fanno risalire al 480 a.C. il periodo in cui vennero iniziati i lavori di realizzazione di queste strutture ipogee, ossia quando nell’antica Akragas giunsero, dopo la battaglia di Imera, un elevatissimo numero di schiavi cartaginesi impiegati nei lavori più massacranti quali appunto il taglio delle pietre e la costruzione dei condotti sotterranei. Alcuni ipogei, come quelli presenti nella zona del Santuario Rupestre di Demetra ed altri ancora presenti nel centro storico, si pensa siano stati realizzati in epoche addirittura precedenti.
La maggior parte di queste cavità, per tipologia, ubicazione e sviluppo planimetrico, furono realizzate per assolvere all’atavico fabbisogno di acqua, tipico delle nostre terre: altre cavità, caratterizzate dalla forma spiccatamente tronco-conica, vennero sfruttate per immagazzinare derrate alimentari mentre altre come vere e proprie cave sotterranee di conci di calcarenite. A questa ultima tipologia è assimilabile la più imponente cavità presente nel sottosuolo agrigentino, l’”ipogeo del Purgatorio” o “Labirinto”, così chiamato per le particolari geometrie che caratterizzano questo sistema che consta di ambienti scavati secondo il sistema “a camere e pilastri”. Molti sono i casi in cui da una originaria tipologia si passava, con ulteriori riadattamenti, ad una tipologia diversa in periodi successivi. Queste cavità vennero massicciamente rivalutate durante il periodo bellico della prima e seconda guerra mondiale, quando durante i bombardamenti vennero sfruttate come rifugi, soprattutto durante le incursioni aeree.